Negli ultimi anni ho scelto di intraprendere entrambi i percorsi di certificazione CFP® (Certified Financial Planner) e CFA® (Chartered Financial Analyst), sono due certificazioni molto diverse per obiettivi, contenuti e utilità pratica. In questo articolo condivido la mia esperienza personale per aiutarti a capire quale percorso può fare davvero la differenza per la tua carriera o per la qualità del servizio che ricevi come cliente.
Che cos’è il CFP e perché l’ho scelto
La certificazione CFP® è uno standard internazionale nel campo della pianificazione finanziaria personale, ed è rilasciata in Italia da FPSB Italia, organismo ufficialmente accreditato. È un titolo che attesta una competenza concreta e multidisciplinare nella gestione del patrimonio familiare: dagli investimenti alla previdenza, dalla pianificazione assicurativa alla successione.
È una certificazione pensata per chi vuole distinguersi in un settore dove troppo spesso ci si affida solo all’iscrizione all’albo OCF. Il CFP, al contrario, obbliga a una formazione molto più approfondita, orientata ai bisogni reali del cliente. Uno dei problemi più sottovalutati nel settore della consulenza finanziaria in Italia infatti è la mancanza di una reale specializzazione. Molti professionisti si limitano a ottenere l’abilitazione OCF, che tuttavia non implica una formazione specifica sulla pianificazione patrimoniale personale. Il CFP rappresenta invece un segnale forte di qualità e preparazione, che in Italia inizia ad essere riconosciuto anche da clienti più consapevoli, family office e studi professionali.
Inoltre, un aspetto raramente discusso è quello economico. In Italia, un consulente iscritto OCF senza specializzazioni può avere compensi molto variabili e spesso legati alle retrocessioni bancarie. Un consulente con CFP o CFA, in contesti indipendenti, può invece strutturare parcelle chiare, giustificabili e coerenti con il valore offerto. In media, consulenti certificati guadagnano di più nel tempo e riescono ad attrarre clienti con patrimoni più elevati, grazie alla maggiore autorevolezza percepita.
Come si ottiene la certificazione CFP in Italia: gli step
Una delle domande più frequenti che ricevo è: “Qual è il percorso concreto per ottenere il CFP?” Ecco una panoramica dei passaggi principali, sulla base della mia esperienza e delle informazioni ufficiali fornite da FPSB Italia:
Completare il percorso formativo riconosciuto
Il primo step è seguire un corso di formazione accreditato, organizzato da enti che rispondono agli standard richiesti da FPSB Italia. Il corso copre tutte le sei aree della pianificazione finanziaria: pianificazione degli investimenti, assicurativa, previdenziale, successoria, immobiliare e fiscale.
Superare l’esame teorico
Una volta concluso il corso, bisogna affrontare un esame a risposta multipla. Questo test verifica la conoscenza teorica di tutti gli ambiti trattati durante la formazione. È necessario essere ben preparati anche sugli aspetti normativi e comportamentali della consulenza.
Redigere e presentare un piano finanziario completo
Dopo l’esame teorico, è il momento dell’esame pratico. Si tratta della redazione di un piano finanziario per una famiglia-tipo, con tanto di obiettivi, simulazioni, analisi del cash flow e raccomandazioni operative. Questo è uno dei momenti più formativi, perché obbliga a mettere in pratica le competenze in modo realistico.
Dimostrare esperienza professionale
Per concludere il percorso, serve aver maturato una esperienza minima nel settore: almeno un anno in affiancamento oppure tre anni in autonomia in ambito consulenziale. L’esperienza dev’essere documentata e coerente con il lavoro di pianificazione patrimoniale.
Una volta conclusi questi step poi, ottenere la certificazione non basta: il CFP impone anche un obbligo formativo annuale. Ogni anno, il professionista deve accumulare un certo numero di crediti di aggiornamento (Continuing Professional Development), partecipando a corsi, eventi, approfondimenti tematici. Questo consente al consulente di rimanere aggiornato su normative, strumenti e strategie.

Perché il CFP è utile anche per i clienti
Ottenere questa certificazione non è solo un vantaggio per chi lavora nella finanza: è una garanzia anche per i clienti.
Chi sceglie un CFP sa di avere davanti un professionista che ha:
- competenze certificate su tutte le aree chiave della pianificazione finanziaria;
- una formazione etica e indipendente, basata sul principio del “cliente al centro”;
- una visione integrata e non limitata al solo investimento, ma che tiene conto anche di fiscalità, previdenza e protezione.
Dal punto di vista pratico, avere il CFP può migliorare il posizionamento del consulente. È una certificazione facilmente comunicabile, comprensibile per il cliente e spendibile anche nel marketing personale. Molti clienti, oggi, sono alla ricerca di professionisti qualificati e indipendenti, e sapere che il consulente possiede il CFP crea fiducia. In particolare, su temi delicati come il passaggio generazionale o la previdenza integrativa, sapere di essere seguiti da un esperto certificato fa la differenza.
Per questo motivo, consiglio sempre ai clienti di chiedere al proprio consulente se possiede questa qualifica, soprattutto se cercano un supporto strategico e di lungo periodo. Consiglio di leggere questo articolo su come scegliere il consulente finanziario per ulteriori dettagli.
Il CFA: un altro mondo, più tecnico e più ampio
Se il CFP è verticale, il CFA è decisamente orizzontale. Parliamo di uno dei percorsi più riconosciuti al mondo in ambito finanziario, composto da tre esami da sostenere in media uno all’anno. Richiede un impegno molto alto, sia in termini di tempo che di studio.
Il programma CFA è vastissimo: economia, metodi quantitativi, analisi di bilancio, mercati, strumenti, asset allocation e molto altro. L’ho trovato molto utile per rafforzare le mie competenze su temi che vanno ben oltre la pianificazione finanziaria classica. È una formazione ideale per chi vuole lavorare in ambito investment management, gestione patrimoniale o analisi finanziaria.
Non lo consiglio a cuor leggero a chi vuole “solo” fare il consulente: è impegnativo e molto tecnico, ma ti dà una visione globale che nessun’altra certificazione può offrirti.
CFP e CFA a confronto: cosa conviene fare (e a chi)
Spesso mi chiedono quale sia meglio tra CFP e CFA. La risposta, come sempre, è: dipende da cosa vuoi fare.
- Il CFP è perfetto se vuoi diventare un consulente orientato alla relazione con il cliente, alla costruzione di piani e strategie su misura.
- Il CFA è più adatto se punti a una carriera nel mondo degli investimenti, dell’analisi finanziaria o della gestione di grandi patrimoni.
In termini di tempo:
- Il CFP si può completare in meno di un anno.
- Il CFA richiede almeno tre anni, a meno di esami doppi superati nello stesso anno, cosa molto rara.
Se hai già il CFA, puoi anche accedere al CFP in modalità semplificata, con il riconoscimento automatico di alcuni contenuti, che riduce la durata e i costi del percorso.
Quando conviene fare entrambe le certificazioni?
Una domanda che mi viene posta spesso è: ha senso fare sia il CFP che il CFA? La mia risposta è: dipende da dove vuoi arrivare. Se vuoi essere un professionista completo, in grado sia di parlare con i clienti in modo empatico e costruire piani, sia di analizzare portafogli complessi e strutturare asset allocation solide, allora sì, è una combinazione potente.
Nel mio caso, avere entrambe le certificazioni mi permette di:
- lavorare con clienti privati a livello personale;
- affiancare aziende e imprenditori nella pianificazione fiscale e patrimoniale;
- confrontarmi con gestori, banche e fondi con un linguaggio tecnico.
Il mio consiglio: investi nella formazione, ma in modo strategico
Se sei un professionista del settore, ti consiglio di valutare entrambi i percorsi in base al tuo ruolo e a dove vuoi arrivare.
Il CFP è quasi indispensabile per chi lavora (o vuole lavorare) nel campo della consulenza indipendente e della pianificazione patrimoniale a contatto con il cliente. È un segnale forte di competenza e affidabilità.
Il CFA è più impegnativo, ma può davvero fare la differenza se vuoi posizionarti come esperto di investimento e costruzione di portafogli, o se ambisci a ruoli in ambito bancario, gestionale o di advisory avanzata.
Io credo che la formazione finanziaria sia uno degli investimenti con il rendimento più alto in assoluto. Non solo perché migliora le tue competenze, ma perché ti permette di fare scelte migliori per te e per i tuoi clienti. E in un mondo che cambia continuamente, non si finisce mai davvero di imparare.
Guardando al Futuro: CAIA e specializzazioni ulteriori
Nel mio percorso sto valutando anche l’acquisizione del CAIA (Chartered Alternative Investment Analyst), una certificazione più di nicchia ma molto interessante per chi lavora con hedge fund, private equity, infrastrutture o asset non tradizionali. Anche in questo caso, il CFA offre un vantaggio: se sei già CFA Charterholder, ti viene riconosciuto uno dei due esami del CAIA.
FAQ – Dubbi frequenti su CFP e CFA
Il CFP è sicuramente il più adatto: forma su tutti gli aspetti della pianificazione, è riconosciuto a livello internazionale e consente un approccio strutturato con il cliente.
Sì, soprattutto se vuoi avere una comprensione più tecnica e profonda dei mercati. È meno focalizzato sul cliente finale, ma molto formativo.
Sì, e anzi conviene: molte aree del CFP vengono riconosciute se hai già fatto il CFA, riducendo tempi e costi.
No, non è obbligatorio. Ma fa la differenza in termini di qualità, percezione professionale e fiducia del cliente.
Il CFP ha costi inferiori (circa 2.000–3.000 euro), mentre il CFA è più costoso, considerando tre esami e materiali di studio. Ma entrambi rappresentano un ottimo investimento.
Puoi iniziare consultando il sito ufficiale di FPSB Italia, dove trovi l’elenco degli enti di formazione accreditati e il calendario aggiornato degli esami.
In Italia non è un requisito normativo per esercitare, ma è riconosciuto a livello internazionale e accresce in modo significativo la tua credibilità professionale, anche verso clienti e aziende.