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Obbligazioni dei Paesi Emergenti: Conviene Inserirle in Portafoglio?

Obbligazioni paesi emergenti

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Negli ultimi anni, le obbligazioni emesse dai paesi emergenti sono diventate sempre più popolari tra gli investitori, principalmente per due ragioni: il miglioramento della qualità creditizia e i rendimenti più elevati rispetto alle obbligazioni dei mercati sviluppati. Ma considerando anche l’alta volatilità e i rischi geopolitici, conviene davvero inserirle nel proprio portafoglio? Analizziamo insieme vantaggi, rischi e strategie.

Se non sai bene cosa sia un’obbligazione e cosa comporta investire in obbligazioni, ti consiglio di leggere l’articolo al link precedente.

Perché gli investitori guardano con interesse ai Bond Emergenti

Per semplificare, possiamo dire che gli investitori solitamente si interessano alle obbligazioni dei mercati emergenti perché queste offrono rendimenti simili ad obbligazioni high yield o addirittura ad una allocazione all’interno del mercato azionario, permettendo allo stesso tempo di diversificare il rischio all’interno del portafoglio.

Rendimenti potenzialmente in linea con l’azionario

Storicamente, le obbligazioni dei paesi emergenti hanno offerto rendimenti significativi, addirittura superiori a quelli di altre classi di investimento considerate più rischiose, come le obbligazioni high yield americane o le azioni degli stessi mercati emergenti. Basti pensare che negli ultimi 30 anni, secondo i dati GMO, i bond emergenti denominati in dollari hanno reso circa l’8,6%, in dollari contro il 7% delle obbligazioni high yield statunitensi e il 5,1% delle azioni di paesi emergenti.

Questo interesse crescente è sostenuto dal fatto che la qualità creditizia di molti paesi emergenti è migliorata notevolmente, con un buon numero di titoli di stato che oggi gode di un rating investment grade, ma che continua ad offrire un interessante premio per il rischio rispetto ai titoli dei paesi sviluppati con analoga affidabilità creditizia.

La diversificazione in periodi di mercato normali

Inserire obbligazioni emergenti in un portafoglio diversificato può migliorare il rapporto rischio-rendimento. Questo significa potenzialmente rendimenti più elevati e un rischio complessivo inferiore, almeno in condizioni di mercato normali. Vediamo infatti questa simulazione condotta da Invesco su un portafoglio 60 – 40, dove viene mostrato che l’inserimento di un 10% di bond di paesi emergenti all’interno del portafoglio porti a migliorare il profilo rischio – rendimento del portafoglio stesso.

Global fixed income efficient frontier

Tuttavia, occorre ricordare che la diversificazione non è un concetto statico: nei momenti di forte crisi economica, la correlazione di questi titoli con altri asset rischiosi tende ad aumentare significativamente, riducendo così il vantaggio della diversificazione proprio quando se ne avrebbe più bisogno.

Volatilità e rischi geopolitici: la faccia nascosta dei bond emergenti

Nonostante i miglioramenti, le obbligazioni emergenti restano caratterizzate da una volatilità molto elevata, circa tre volte superiore rispetto ad un indice obbligazionario globale aggregato. Questo è dovuto principalmente ai maggiori rischi geopolitici e alle dinamiche economiche interne dei paesi emergenti.

Pertanto, queste obbligazioni non possono essere viste come strumenti difensivi da utilizzare per proteggere il portafoglio in situazioni di crisi e soprattutto non possono essere viste come sostitute di obbligazioni di paesi considerati come più “sicuri”. Piuttosto, devono essere considerate come una componente satellite, da utilizzare in percentuali limitate e con una strategia chiara.

Comportamento ibrido e scenari di crisi

Un aspetto cruciale delle obbligazioni emergenti è il loro comportamento ibrido. In alcune circostanze sono correlate all’andamento dell’obbligazionario nei paesi sviluppati mentre in altre circostanze sono correlate all’azionario dei paesi sviluppati.

In condizioni normali, mostrano una bassa correlazione sia con l’obbligazionario che con l’azionario dei paesi sviluppati. Tuttavia, durante le crisi finanziarie, come visto nella crisi asiatica, nel default russo del 1997, nella crisi finanziaria del 2008 e più recentemente con il Covid-19, si verifica il fenomeno del flight to quality: gli investitori vendono rapidamente questi asset rischiosi per cercare rifugio in strumenti più sicuri, causando bruschi cali nei prezzi.

Ma attenzione: proprio grazie a questa forte volatilità, nel periodo successivo alla crisi si registrano spesso forti rimbalzi. Per esempio, nel 2009, dopo la crisi finanziaria globale, le obbligazioni emergenti hanno avuto un rimbalzo del 29%, persino superiore al rendimento nello stesso anno dell’S&P 500. Tuttavia, cogliere questi rimbalzi richiede la capacità di sopportare una significativa volatilità a breve termine.

Scenario di alta inflazione e rialzo dei tassi di interesse

Le obbligazioni dei paesi emergenti tendono ad avere un comportamento peculiare in contesti economici come quelli caratterizzati da alta inflazione e rialzo generalizzato dei tassi di interesse. Un incremento globale dei tassi solitamente genera pressione sulle obbligazioni emergenti poiché aumenta l’attrattività relativa dei titoli risk-free, provocando spesso una fuga di capitali verso asset più sicuri, come i titoli di stato americani. Questo fenomeno può determinare un allargamento degli spread tra obbligazioni emergenti e titoli governativi dei paesi sviluppati, accompagnato frequentemente da un indebolimento delle valute locali, accentuando ulteriormente la volatilità di questa asset class.

Nonostante ciò, proprio in scenari di alta inflazione, le obbligazioni emergenti possono dimostrarsi utili grazie ai rendimenti nominali significativamente più elevati rispetto alle obbligazioni tradizionali. I tassi d’interesse iniziali più alti permettono infatti di mitigare in parte gli effetti negativi dell’inflazione, offrendo potenzialmente rendimenti reali positivi. L’esperienza recente, come quella tra il 2021 e il 2023, ha evidenziato come molte banche centrali dei paesi emergenti siano state proattive nell’alzare rapidamente i tassi, consentendo ai loro titoli di stato di garantire rendimenti capaci di compensare, almeno parzialmente, l’impatto inflattivo.

Politiche monetarie globali restrittive

Anche in presenza di politiche monetarie globali restrittive, che generalmente penalizzano maggiormente i paesi emergenti, esiste un potenziale di recupero e rendimento futuro significativo, a condizione che i fondamentali economici rimangano solidi. Sebbene questi periodi possano comportare drawdown temporanei più marcati, un orizzonte temporale adeguato può consentire agli investitori di beneficiare della fase di recupero successiva, ottenendo così rendimenti superiori e riuscendo a compensare efficacemente l’effetto erosivo dell’inflazione.

Inflazione, tassi e valute: cosa considerare

Le obbligazioni emergenti possono comportarsi diversamente a seconda degli scenari economici. In periodi di alta inflazione, ad esempio, offrono rendimenti nominali più elevati che possono aiutare a mitigare l’impatto inflazionistico sul portafoglio. Un esempio recente è stato il periodo 2021-2023, durante il quale molte banche centrali emergenti hanno alzato i tassi di interesse prima della Fed, garantendo rendimenti reali positivi.

Un altro fattore molto importante quando si va ad investire in obbligazioni di mercati emergenti è la scelta della valuta, queste obbligazioni possono essere infatti emesse sia in dollari che in valuta locale. Le obbligazioni in valuta locale tendono ad avere tassi di interesse più elevate rispetto alle stesse obbligazioni emesse in dollari. 

Anche la scelta della valuta è quindi fondamentale:

  • Investire in valuta locale può aumentare la diversificazione, riducendo l’esposizione al ciclo finanziario americano. Questo comporta però anche l’aggiunta del rischio cambio.
  • Investire in valuta forte (come il dollaro) toglie un layer di rischio, ossia quello del cambio. Espone però maggiormente alle politiche monetarie degli Stati Uniti, aggiungendo un livello extra di rischio da valutare attentamente.

Strategia e orizzonte temporale: il giusto approccio ai bond emergenti

In sintesi, le obbligazioni emergenti vanno approcciate con un orizzonte temporale medio-lungo, consapevoli che la loro diversificazione diminuisce nei momenti di crisi, quando ne avremmo maggiormente bisogno. Considerarle come una componente satellite in percentuali limitate permette di sfruttarne i benefici senza mettere eccessivamente a rischio l’intero portafoglio.

La chiave del successo sta nel comprendere bene le caratteristiche di questi strumenti e nel gestirne sapientemente il peso nel portafoglio, per sfruttarne appieno i vantaggi e contenere i rischi associati.

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Davide Ravera
Ciao! Sono Davide Ravera, autore di questo articolo, consulente finanziario indipendente iscritto all’Albo OCF e Chartered Financial Analyst®. Come consulente autonomo lavoro nell’esclusivo interesse dei miei clienti, affiancandoli nella gestione degli investimenti e nelle scelte finanziarie più importanti. Se desideri iniziare un percorso di consulenza con me, puoi prenotare qui sotto la tua prima chiamata gratuita.
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